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Caleb e Whit
Luna di miele
«Allora è questo che volevi fare per la nostra luna di miele?» Whit sbuffa, guardando il campeggio con la fronte aggrottata. Grandi pini spuntano dal terreno tutt'intorno a noi e, se strizzo gli occhi, riesco a vedere in lontananza uno dei tanti sentieri escursionistici.
«Sì, tesoro» rispondo, prendendo la tenda dal bagagliaio della mia Jeep e posandola a terra. «Nel caso te ne fossi dimenticato, ora siamo poveri. Inoltre, ti fa bene uscire più spesso dalla tua zona di comfort.»
Whit mi guarda con diffidenza. «Questo posto è così fuori dal mondo che mi sembra di essere in un continente completamente diverso.»
Ridacchio e sistemo il frigo portatile vicino alla tenda. I muscoli delle braccia si tendono e si flettono in risposta allo sforzo, e sorprendo Whit a guardarmi.
Cazzo, se lo vuole. Lo vuole da morire.
«So che non è una yurta, ma sarà divertente. Il tempo è perfetto. E guarda, laggiù ci sono i bagni con delle vere e proprie docce. Ho scelto questo posto pensando a te.»
Whit batte le dita contro le cosce, lanciando un'occhiata all'edificio di mattoni che si erge in lontananza.
«Ci sono orsi?» domanda.
«No» sbuffo. «Forse qualche coyote.»
«Oh, Gesù.»
Quell'espressione è troppo allettante, e non riesco a trattenermi. Lo afferro per la vita e lo tiro a me. «Piantala di fare il matto. Ci divertiremo un mondo.»
Premo le labbra sulle sue, facendo scivolare la lingua nella sua bocca. Dio, ha un sapore così buono. Potrei guadagnarmi da vivere baciandolo. Farei quel lavoro anche per meno del minimo sindacale.
Whit si irrigidisce leggermente, ma poi mi infila una mano tra i capelli, inclinandomi la testa proprio come vuole lui. Poi incolla il suo corpo al mio: una mano scivola sotto la maglietta, e il mio viso si illumina. Il membro mi diventa turgido, e Whit inarca i fianchi per sentirlo meglio.
La gente potrebbe vederci, ma non m’importa. Tutto quello che desidero è sentirlo dentro di me.
Whit si stacca qualche secondo dopo, ma la mia bocca lo insegue. Da bravo provocatore qual è, però, fa un passo indietro e mi guarda.
Poi si schiarisce la voce. «Mettiamo da parte le distrazioni. Dobbiamo montare la tenda prima che faccia buio.»
Mi sistemo i pantaloni e sospiro. «Ok, va bene. E per noi intendi me, giusto? Sai almeno come si monta una tenda, o ci ha sempre pensato il tuo maggiordomo?»
In risposta, Whit incrocia le braccia sul petto. Vorrei tirarlo nuovamente a me, sedermi sulle sue ginocchia e togliergli quell'espressione corrucciata dal viso a suon di baci.
«Per tua informazione, non abbiamo mai avuto un maggiordomo. E posso imparare, se mi insegni.»
Lo guardo di sbieco e poi mi stringo nelle spalle. «D'accordo, marito. Ti insegnerò. Ma nel frattempo, perché non apri questa sedia?»
Gli porgo una sedia di tela da campeggio e Whit la afferra con decisione.
«Perché ne hai portato soltanto una?»
«C’è bisogno di chiederlo?» replico sorridendo.
Whit ricambia il sorriso e fa quello che gli ho detto, dopodiché passiamo alla tenda. L'ho comprata appositamente per questa occasione, visto che Luke ha distrutto quella che avevo pensato di usare. Non mi sono nemmeno preoccupato di chiedere come avesse fatto.
Whit segue le mie istruzioni, sbuffando per la frustrazione quando le cose non vanno come dovrebbero. Ridacchio di gioia quando si passa una mano tra i capelli e sospira.
«Tutto questo è ridicolo.»
«Lascia, finisco io» dico, avvicinandomi per aiutarlo. «Tu va’ a sederti lì e fai la persona sexy per me.»
Whit si morde il labbro inferiore e segue il mio suggerimento, sedendosi e allargando un po' le cosce.
Che stronzetto osceno.
Mi sgranchisco il collo e sistemo di nuovo il cavallo dei pantaloni. Mi servirebbe un intervento clinico: questo bisogno di un altro essere umano non è normale.
Quando la tenda è finalmente pronta e piantata nel terreno, apro la cerniera e gli faccio cenno di entrare.
Whit si china, mettendo a dura prova la mia resistenza. Avrei una voglia matta di palpargli il culo. Un culo che ho penetrato più e più volte.
«Questo posto è… enorme» dice, inginocchiandosi al centro della tenda e guardandosi intorno.
«Solo il meglio per il mio uomo.»
Whit sorride, e mi sposto accanto a lui. Chiudo la porta di tela della tenda e poso lo zaino marrone che ho in spalla.
«E guarda cos'ho portato, tesoro» aggiungo. «Un materasso. Ha ottime recensioni. È molto resistente e impermeabile.»
Lo tiro fuori dalla confezione, srotolandolo lentamente e vedendolo gonfiarsi.
«Visto?» dico, gonfiando il petto. «Ti va provarlo? Sì, insomma, per vedere se regge?»
Whit mi guarda e arrossisce. Accidenti, è così sexy. Mi sembra di essere eccitato da secoli. Da quando l'ho conosciuto, se devo essere sincero. Temo sia una cosa terminale.
«Sei assurdo.»
«Nah» rispondo, strisciando sul materassino e sdraiandomi su un fianco. Appoggio la testa su una mano e guardo mio marito. Il mio berretto da baseball è rivolto all'indietro, e so che questo lo eccita da morire.
Whit guarda l'ingresso della tenda e sbuffa. «La gente ci sentirà.»
Per tutta risposta, sollevo un po' la maglietta e mi accarezzo gli addominali. «Meglio fare piano, allora.»
«Guarda che mi riferivo a te, non certo a me.»
Sbuffo. «Io so fare piano.»
Whit mi fissa con aria incredula. «Niente affatto. Dovrei imbavagliarti.»
Il mio membro sussulta al pensiero. Sì, ti prego!
«Credi che dovremmo provarci? Perché non avrei nulla in contrario.»
Mi metto a sedere e tolgo la maglietta, gettandola a terra. Whit la guarda.
«Non provare a piegarla» borbotto.
Così riporta lo sguardo su di me. «Dovremmo finire di organizzarci prima di fare qualsiasi altra cosa.»
«No, possiamo farlo dopo. Voglio sentirti dentro di me.»
«Ma abbiamo fatto sesso prima di partire…»
«E allora?» domando, inarcando le sopracciglia.
Whit ricomincia a battere le dita sulla coscia e poi annuisce.
«Va bene. Torno subito.»
Senza dire altro, esce dalla tenda. Quando torna, pochi minuti dopo, mi ritrova nudo sul materasso.
«Dio, Caleb» esclama, fissandomi con gli occhi spalancati.
«Che c’è?» gemo, toccandomi lentamente. «Sai che ho sempre voglia di te. Fattene una ragione, una buona volta.»
«Mai» risponde, posando una piccola borsa di pelle accanto a me.
La osservo, sentendo il battito cardiaco accelerare. Whit tira fuori un flacone di lubrificante, e comincio a toccarmi con più foga.
«Piantala» dice a mo’ di rimprovero. «Sappiamo entrambi che non duri così a lungo.»
Sbuffo e sposto con riluttanza la mano mentre lui prende un anello in silicone.
«E quello cos’è?» gli domando, sollevandomi sui gomiti e lasciando che la punta dell'erezione mi tocchi il ventre. Whit lancia un'altra occhiata ai miei addominali e poi avvicina l'oggetto per farmelo vedere.
«È un anello fallico» risponde. Poi lo tocca, e l’oggetto comincia a vibrare.
«Oh santo cielo» gemo. «Mi farai venire un infarto, lo sai?»
«Dovremmo evitare di usarlo?» domanda, guardandomi con la coda dell’occhio.
«Pfft» borbotto. «Cazzo, no. Cioè, sì. Fai come vuoi. Ma sbrigati. Lo voglio.»
«Ok, ma puoi tenerlo acceso solo per trenta minuti.»
«Me ne bastano due» ribatto. «Lo sai.»
Whit si inumidisce le labbra e prende il lubrificante. Accarezza l'anello con le sue lunghe dita prima di farlo scivolare sul mio membro turgido. È un processo maledettamente lento, ma alla fine raggiunge la base dell’asta. A quel punto, Whit mi guarda negli occhi.
«È troppo stretto?»
«No» rispondo, e finalmente Whit lo accende. Il mio respiro si trasforma in rantoli di piacere e i miei fianchi si inarcano verso di lui.
«Cristo, Whit» grido.
Whit si fionda su di me per coprirmi la bocca con la mano. Respiro contro il suo palmo e gemo di nuovo quando mi infila due dita in bocca, quasi soffocandomi.
«Avevi detto di essere in grado di fare piano» mormora, allungandosi al mio fianco. «Cerca di controllarti.»
Come potrei riuscirci? Sono un ninfomane.
Ansimo contro le sue dita, succhiandole e leccandole.
Whit osserva tutto. La bava mi cola dagli angoli della bocca e i miei fianchi si inarcano, scopando l'aria. Il desiderio mi sta facendo impazzire. E quando Whit si avvicina per mordermi delicatamente il lobo dell'orecchio, quasi non resisto più.
«Sei un sogno erotico, Caleb. Ora preparati a essere scopato.»
***
Sono sdraiato tra le braccia di Whit, sudato come non mai. Starà morendo dalla voglia di portarmi alle docce, ma non lo fa, non ancora. Si limita a stare qui con me, cullandomi al suo petto.
Nascondo il viso nell'incavo del suo collo e respiro a fondo.
«Ci hanno sentito tutti» brontola, e io mi sposto, sistemandomi un po' di più sopra di lui. Whit mi passa le dita tra i capelli, strappandomi un sospiro.
«Chi se ne frega. Se sapessero cosa sai fare con la bocca e il cazzo, non mi biasimerebbero per aver urlato.»
«Se chiamassero la polizia…»
«Non succederà, tesoro. Era evidente che mi stavo divertendo.»
Lo guardo e lui sorride.
«Che c’è?»
Mi tira i capelli, e io ne approfitto per baciarlo.
«Oddio, non prendermi in giro. Hai altre cose in quella tua bella borsa, vero?»
I suoi occhi scuri incontrano i miei, e mi eccito di nuovo.
«Oh, merda» gemo. «Sei proprio uno sporcaccione.»
«Sei troppo indolenzito per un altro round?»
Inarco le sopracciglia e gli do un bacio sulle labbra.
«Mi conosci, no? Mi servono solo altri dieci minuti. Forse otto, se mi concentro.»
Whit ride. «Va bene, ma prima facciamo la doccia.»
«Beh, i compromessi sono una parte importante del matrimonio, quindi ecco la mia proposta: che ne dici di portare uno di quei nuovi giocattoli e usarlo su di me mentre mi lavi?»
Whit ridacchia e mi afferra il sedere.
«Cazzo, è valsa la pena di conoscerti.»
«Lo so, tesoro. Valgo letteralmente milioni.»